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CVetrano, quando il ricamo è riscatto e integrazione. Nei locali dell’ex Eca una sartoria "speciale"

di: Elio Indelicato - del 2017-04-26

Sono partite le macchine da cucire all’interno dello sportello d’ascolto, realizzato dall’Associazione Palma Vitae, nei locali dell’ex Eca. Una sartoria speciale, dove si trovano nonne disposte ad insegnare a vedove, gente in difficoltà, nigeriane, tunisine, tutte con una loro storia, accomunate dalla volontà di andare avanti. In questi locali è nata una sartoria “speciale”, che ha come denominatore comune anche quello dell’integrazione.

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  • Sono dieci le donne che il lunedì e giovedì vanno a questo corso dove docenti gratuitamente insegnano l’arte, si diceva una volta in gergo, “di la mastra”.

    Maria Rizzuto spiega la sua presenza: "La morte di mio marito in appena un mese di malattia, il matrimonio che era pronto per mia figlia, mi hanno segnato profondamente. Mi sono isolata in questo grande dolore. E allora quando è venuta la presidente dell’Associazione Giusy Agueli e le collaboratrici chiedendomi di mettere a disposizione gratuitamente la mia esperienza di sarta non ci ho pensato due volte.

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  • Tutti ricordavano il mio impegno sartoriale per sette anni nel laboratorio della Chiesa dei Cappuccini, dove confezionavamo a mano su misura gli abiti dei figuranti del corteo per la festa del "Signore del Tre di Maggio”. Qua ho trovato persone con molta dignità, ognuno con la sua storia”.

    Aggiunge Angela Calcara: "Sono una nonna a tempo pieno, mi piace fare del volontariato, insegnare agli altri l’arte del cucito, come mi ha insegnato la mia ‘mastra’ Anna Gucciardi. Tutto ciò è molto bello e gratificante”.

    Al primo piano del Centro di Via IV Novembre, si respira un’aria di solidarietà.

    Jessica, nigeriana, 25 anni, racconta le sue peripezie: "Siamo arrivati due anni fa a Lampedusa con un barcone stracarico, dopo un lungo viaggio. Poi ci hanno portato a Roma, poi in Sicilia, e adesso qua. Voglio una vita diversa. Ho cominciato ad andare a scuola per conseguire la terza media, cercherò lavoro, questo è un bel posto mi trovo bene". Quando le si chiede del suo passato gli occhi di Jessica diventano rossi e fa una smorfia eloquente, che fa intendere cosa ha provato sulle sue spalle.

    Hnia, 34 anni tunisina, è lì al centro. Lei con due figli vicino e un altro in grembo che sta per arrivare è molto interessata ad imparare qualcosa di diverso e racconta il perché ha deciso di uscire di casa: "Mio marito non lavora e mi sono rivolta al Centro Aiuto per la Vita per le nostre difficoltà.Sono arrivata in questa struttura perché so ricamare e ho voglia d’imparare a cucire e spero che questa diventi una opportunità di lavoro per me”.

    Le storie si intersecano come quella di una giovane signora vedova di Castelvetrano, che preferisce non dare le generalità: "Da quando è morto mio marito, e sono già 4 anni mi sono bloccata internamente, come se si fossero chiuse le finestre della vita. L’Associazione mi sta dando l’opportunità di riaprirle”.

    "Questo progetto di laboratorio, aggiunge il presidente Giusy Agueli, oltre ad insegnare a queste nostre dieci signore svantaggiate dalla vita, la tecnica normale del cucito andrà a realizzarsi, in una fase successiva, un corso sulla tecnica del “patchwork”, che consiste nell’utilizzare degli scarti di stoffa per dare vita a nuove creazioni.

    Per questo –continua Giusy Agueli- verranno delle insegnati da Trapani, esperte in questa arte, a condurre il corso che terminerà con la produzione della classica ‘coperta patchwork’, che sarà poi messa in vendita per dare la possibilità a queste donne di costituirsi in Cooperativa. Tutto ciò anche grazie al patrocinio dell’Università Telematica Pegaso di Palermo”.

    Il messaggio simbolico che si vuole dare è quello come dicono le associate di Palma vitae: "di potere dimostrare come nella vita anche ciò che comunemente viene vissuto come ‘scarto’, possa invece rivitalizzarsi in maniera nuova e costruttiva".

    Nella foto le donne al lavoro.

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